R: R: Ad armi pari

banditore | 15.02.2013

Sì, la violenza è spesso modo reattivo alla propria inefficacia, alle frustrazioni ed in quei casi è particolarmente brutale; ai tedeschi è successo così e succede ancora ovunque, da noi per esempio: alla Lega bossiana, a Forza Nuova, ma anche a Giannino; oppure può essere strumento di azione "etica", come succede nelle rivoluzioni e pare accada con Grillo. In ogni caso non ci si muove senza incontrare una opposizione (oltre che un assenso di altri) e dall'opposizione scaturisce la violenza come mezzo per affermarsi. Normalmente, violentissimi sono i blog, dove il bisogno di affermazione si rivela e l'anonimato copre ogni maleducazione e indecenza.
La cattiveria: il punto debole della mia precedente è dove dico: "...abbiamo scelto di renderla immorale inserendola come aspetto negativo...", è debole perché non l'abbiamo "scelto": subiamo il comandamento naturale di non distruggere la specie con eccesso di violenza "intraspecifica", e dobbiamo equilibrarlo con un altro comandamento che impone a ciascuno di noi il tentativo di affermazione nel gruppo (serve ad avere possibilità di riprodursi). Perché equilibrio vi sia, occorre però essere capaci di diversificare i propri obbiettivi per raggiungere soddisfazione su più campi, diversamente può succedere di non accettare il proprio ruolo, vissuto come un fallimento bruciante. Questo rende cattivi.
Per questo motivo, non sono d'accordo con Nietzsche (e chi sono io per essere d'accordo con Egli, poi?): la cattiveria non è una invenzione, esiste ed è il sintomo socialmente pericoloso della monomania.

Annoiata abbastanza?
L'ho fatto apposta, per cattiveria.

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