Importanti altroché

banditore | 20.02.2013

Il mio cane si agitava e cominciava a guaire in crescendo quando ancora non ci si poteva accorgere di nulla, ma, naturalmente, mio padre arrivava una decina di minuti dopo. Le urla entusiaste del cane (un cane femmina, vezzosa, complicata e permalosa) lo avvolgevano, poi lei correva verso il divano sul quale, letteralmente, si tuffava mettendosi subito in attesa con un sorrisone canino, quello a bocca aperta e senza lingua fuori. Era, questo, il rito del saluto sul divano.
Se mio padre tardava a rispettare la liturgia richiesta, la cagnolina lo chiamava con squittii lamentosi, poi con urla modulate come canti, infine con latrati quasi rabbiosi. Egli doveva, doveva presto andare su quel divano e farsi festeggiare a leccate in faccia, poi ricambiare con un bel massaggio sulla panza della bestia, che se la rideva gambe all'aria. Il rito finiva con grandi sorrisi per tutti.
Quando il mio sconsiderato padre non arrivava a tempo (il rito ha infatti un tempo limite), il cane si offendeva grandemente. Arrotolata come per un sonno di letargo, ma con gli occhi aperti e fissi contro il muro, rigida e inamovibile, la nostra bestiola non ci stava più, non voleva più giocare, non aveva più nulla da festeggiare e in quello stato d'animo restava per tutta la sera. Quindi dormiva, verso il tardi, un sonno scontento pieno di sogni irrealizzati.
E' per questo che mio padre era molto attento a rispettare quel rito e, mentre si lagnava di non potersi nemmeno togliere la giacca, era invece beato dall'accoglienza del suo esigente cane, vivo e presente tanto da aver creato la sua formula di benvenuto e da esigerne il rispetto come per una cosa sacra. Ormai tutti noi eravamo convinti che festeggiare il ritorno di qualcuno fosse davvero una cosa importante.
Piccolo principe o no, sono sì importanti, alcuni riti.

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