Certo: "dipende da che si relativizza"; ecco un fatto che mette nei guai il vegano (che brutta parola) più accanito: bisogna piantarla di considerare piante le piante perché, sebbene forse non piangano, s'impongono.
Il vegetalòfago sbrana insalate con animo sereno, ma tremi: sotto le sue zanne a màcina, la pianta, spàsima. Lo suggerisce una scienza misuratrice (vedi ultimo fascicolo de "Le Scienze"). Ohi ohi ohi: e adesso che mangio? - Minerali puri, asportandone con cura protozoi e i batteri, almeno finché non si sappia che lo zinco, esso, ha pure dei convincimenti.
Ed a pensarci, nell'acqua ci sono i parameci. Che facciamo, ce li vogliamo bere, quelli, o vegàno? Nell'aria, poi, stan sospese minime creature e non vorrai inspirarle, vero?
Ecco che il vegano aureolato di mitezza appare un mostro sterminatore, come una mucca, per intendersi, e ad egli non resta che una spasmodica consunzione, se vuol tener fede a quelle balle.
A meno che non capisca per tempo come pur egli sia parte di questo mondo di mangiatori senza peccato, e, carezzando il gatto, spartisca con lui una scatoletta. Di carne ex viva.
In ultimo dico che la caccia come sport, invece, è una crudele bambinata: è vero che io mangio ciò che altri uccidono e sembro perciò ipocrita, ma pensate: se ogni volta che voglio un filetto dovessi recarmi al macello per strangolare personalmente una mucca, non notereste qualcosa che non va?
Termino; lunga filippica, ma l'argomento è succoso. Un saluto.
R: R: la solita storia...
banditore | 03.04.2013