Ridendo e no

banditore | 05.04.2013

O cacchio che bella poesia
(sebbene non c'ho l'uovo fritto)
più bella di questa qui mia
che solo ne fa parodia.

Io dico quest'altra ricetta:
- finito quel riso coi fiocchi
per quella poesia, un poco aspetta
poi piglia e bèndati gl'occhi.

A tentoni, cerca lì intorno
dov'è che hai lasciato il giornale
se sbatti, sorridi: è quel giorno
che la poesia vince il male.

Trovato che l'hai non lo leggi
(perché c'hai la benda su gli occhi)
lo ciàncichi, invece, lo reggi,
lo sfogli, lo sposti, lo tocchi

e, come per un sortilegio
della grande Maga Magò
la tua allegria divien spregio,
la carrozza, zucca, il sì, no.

Che forte, eh? Basta toccarlo
e subito scende la notte;
osmosi, magia, oscuro tarlo,
chissà; ma riempie di botte.

Dice: "che razza di effetto
mi avresti così provocato;
ridevo, ballavo sul letto,
perché questo gioco sbagliato?"

Bah, perché i contrasti son vita,
come la cacca su un campo,
e con questa virtuale matita
festeggio io pure l'inciampo.

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