...un paio di battute; talvolta servono a chiarire: una è di Corrado Guzzanti che, parlando delle "chat" su "internet" diceva pressappoco: "mo' puoi parla' co' tutto er monno! Puro co' 'n'abborìggeno che sta in Australia! Il probblema però è: - abboriggeno: ma io e te, che sse dovemo di'?"
L'altra è una strofa di De André: "amico, amico fragile, se vuoi, potrò occuparmi un'ora al mese di te".
A mio avviso, le frasi significano che l'amicizia non si impone, non si crea e non è alcunché di magico: al di là di formalismi ed utopismi l'amicizia è un mercato di interesse: ci si vende come persone interessanti per gli altri e si acquistano altri, quando interessanti. Può dunque anche capitare di non potersi vendere a chi si vorrebbe, o di non voler acquistare qualcuno perché non ci interessa.
Uno dei sistemi di marketing di noi stessi più semplici è la leggerezza e l'indipendenza (non ho detto "sono" la leggerezza e... - perché c'è una certa identità tra le due), poi ci sono le telefonatine ai compleanni (alcune donne se ne fregano, ma provi un uomo - e perfino una donna - a non fargliele!) e tutti i pensieri gentili che non impegnano. E poi, naturalmente, la propria vita, esibita come un tazebao di interessi sociali, artistici, culturali, ma solo se vissuti praticamente.
Insomma, proprio un mercato, e senza con questo voler giudicare negativamente il fatto: la mia è solo una descrizione. Piccola. Così.
mi vengono in mente...
banditore | 16.04.2013