R: R: R: R: la condanna è più "grande"

banditore | 17.04.2013

Questa discussione, com'è avvenuto per il tuo articolo precedente, rende chiara l'importanza della semantica: siamo abituati a considerare il "perdono" come significante la "cancellazione di una colpa senza valutarne la possibile reiterazione", mentre invece tu lo presenti come "presa d'atto della fine della reiterazione della colpa e conseguente reinserimento del reo"(visto quante erre?), ma questo non è il perdono, è la fine del castigo. E mi sta bene, pure se non lo chiamo perdono.
Il perdono come moto dell'anima (o dei sentimenti), invece, lo trovo pericolosamente ingenuo perché è la forma leziosa della popolare "scurdàmmoce 'o passato", ovvero non impariamo dalla Storia.
Avevo capito il parere su Mandela, lo sottoscrivo ed ancora una volta non considero l'azione di Mandela un "perdono", casomai un "condono".

Grazie, buona giornata

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