la "colleganza"

banditore | 19.04.2013

Ospedale di provincia, studente internista a seguito di un medico del reparto.
Il medico è austero e solenne come Toro Seduto. Ama ripetere che lui non concede favori ad alcuno, che le cose si fanno secondo le regole.
C'è un nuovo paziente. Lo si visita. Non muove le gambe. Ingrippate. L'uomo è preoccupato, ma facondo ed amichevole, si presenta: è un medico mutualista; reputandosi collega, dà del tu, chiede di vedere la cartella clinica. Il medico di reparto, col suo studente appresso, risponde con il "lei", è cortese e formale, non mostra la cartella. Finita la visita, lo studente nota l'umiliata amarezza del paziente ed il medico del reparto lo ammonisce: "io tratto tutti allo stesso modo, anche i colleghi".
Dopo qualche tempo, lo studente deve prenotare una visita specialistica per il padre della sua fidanzata; chiede al medico consigli sullo specialista da scegliere ed istruzioni sull'iter burocratico; questi stupisce: "ma quale iter, andiamo dal dottor X e gli chiediamo una visita per domani" - lo studente è in imbarazzo, ma il medico, bruscamente bonario: "cosa ti preoccupi... siamo tra noi, non ci vuole nulla".

Cos'era successo? Che ne è stato del "tutti allo stesso modo"? Si tratta di un favore allo studente-quasi collega? Ed allora perché al paziente-collega no?
Perché, con sottile meccanismo, la frequentazione genera una altra
proprietà, chiamiamola "colleganza".
La "colleganza" ha a che fare con il galateo; per essa ci sono cose che si fanno così e cosà solo perché non starebbe bene farle in altro modo. La "colleganza" acceca; deviare dalla propria rotta per causa della "colleganza" non viene percepito un tradimento, l'accusa di tradimento fa allargare le braccia e minimizzare, come a dire: "vabbè, ma in questo caso, non è mica grave, e comunque, cosa potevo fare..." La colleganza obbliga senza far avvertire l'obbligo. E' come una malattia della mente. Ed è data dalla frequentazione: per un grande amico visto dopo trent'anni si farebbe meno che per un conoscente frequentato tutti i giorni.

Ed ecco che Monti non fa la patrimoniale, né obbliga la Chiesa al pagamento IMU. Non gli permettono di lavorare, ma egli nonn denuncia il fatto al Paese, non s'indigna. Non lo fa per interesse: è uomo di successo, non ha bisogno di nulla, sarebbe accolto con onore in qualunque sede estera.
Non denuncia, perché sarebbe atto di inconcepibile maleducazione nei riguardi della "colleganza". Essa è potente: Monti ha preferito perdere il proprio prestigio piuttosto che trasgredirla.

Conclusione: bisogna informatizzare la politica.

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