R: R: R: R: il Kafka d'Argento

banditore | 13.12.2013

Su,su: si trattava di Dario Argento, il regista de paura. Perché, come succedeva nei suoi film, la tensione si risolve nell'orrore del disgusto.
Ma nel tuo racconto, Kafka mantiene la posizione e questo inietta energia al percorso; non perché anche tu come lui lo scarrafone eccetera, bensì per il senso di ineluttabile e soverchiante superiorità degli eventi (ué: son partito per la recensione) sul personaggio. Kafka subisce, però, ed è lì tutta la sua angoscia; il tuo millepiedi invece si mette alla testa di un miliardo di piedi sacrificando ogni cosa in una azione di atroce vendetta contro il destino-mostro (Argento) e contro se stessi (Kafka - La Colonia Penale).
Quello che mi piace nel tuo racconto è però quello che non è di Kafka, né di Argento: l'idea della droga di rabbia che fa agire "per la morte, per la fine", non importa contro chi; ricorda il Filippo Argenti nell'Inferno che, travolto dalla rabbia "in sé medesmo si volvéa co' denti".

Hai visto, che non ti faccio impazzire.

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