Devo smetterla di lasciarmi invadere così

20.03.2013 23:36

Umore nero. Cos'è l'alternanza delle due settimane? Non mi sento incline alla compagnia, e quindi solfeggio in solitudine, evitando uscite, incontri, e quella dannazione eterna che ho scoperto chiamarsi “comunicazione fàtica”. Una comunicazione, cioè, fatta di parlare e non di significato delle parole (tipo il “pronto” del telefono: non significa nulla se non il dire “pronto”, non significa nulla se non il suo parlare). Non mi sento, però, nemmeno incline alla solitudine, perché mi spaventa pensare me stessa. E così non solfeggio guardando film.

Oggi ho fatto un brutto pensiero. Un pensiero che in 3 anni non mi aveva mai sfiorata nemmeno nei periodi più scuri. Mollare l'università. Anzi, ho sempre pensato che la filosofia sarebbe stata mia qualsiasi cosa fosse accaduta nella mia vita. Era, ed è, se non penso alle tasse, al numero di esami dati e non dati, ai costi, al trovare un posto, ogni mattina, in un'aula troppo piccola, il mio punto fermo.

L'ho pensato mentre cercavo di trovare un filo mnemonico per ricordarmi divinità induiste, tante, senza un minimo di interesse. E' pure un esame che ho scelto. Io faccio fatica a sopportare me stessa, altroché. Come quella volta che decisi di seguire un corso di filosofia della fisica. Meraviglioso eh, ma snervante.

Fortunatamente cotanto schifo di pensiero mi ha spaventata e mi sono messa a studiare più forte. Non come vorrei però, non ancora.

Lo vedo un percorso infinito, senza alcuno sbocco.
In questi momenti perdo di vista anche le idee che ho di me stessa. Io sono convinta, ma non stasera però, di saper scrivere e di voler scrivere. Poi ci penso bene e quella vocina nella testa mi chiede se, piuttosto, non me ne sono solo convinta io.

Quasi tutte le persone che mi leggevano all'inizio del blog oramai non lo fanno più. Anche quelle con cui ho mantenuto dei contatti altrove. E non conosco nessuno, a parte chi ha una cotta per la scrittrice, leggersi ogni post, aspettarlo anche. Persino tra le persone che mi incoraggiano a scrivere non ne conto molte. Direi nessuna ma forse tradirei qualcuno.

Scommettiamo che se io questo post non lo pubblico su facebook la maggior parte di quelli che tanto mi dicono “ma come scrivi bene!” nemmeno se ne accorge?

La linea è sottile e certe volte perdo il confine esatto. La linea tra “sono io che pretendo troppo” (che pretendo, per esempio, che la gente mi cerchi per leggermi) e tra “la realtà è che se nessuno ti cerca per leggerti allora, forse, non è che sei tanto brava come ti pensi”.

Che io sia veramente solo una arrogante maestrina con la puzza sotto il naso?

Al mio compleanno mi hanno regalato un viaggio, per due persone, di pochi giorni quasi ovunque. Uno di quei pacchetti che vendono nelle librerie. Sto pensando, da qualche tempo, di partire, in sordina, da sola e staccarmi da tutte queste invadenze. Che mi fanno, che mi lascio fare, che mi faccio.

Fa., l'amato psicologo, domani mi odierà, perderà le speranza e scapperà strillando. Non posso tornarci depressa, non dopo che l'ultima volta mi ha detto “ti vedo serena, hai una luce sul viso”.
Poveraccio, non sa che bidone di negatività che gli è toccato in sorte per un semplice incontro sfortuito.

Molto a parte nella serie delle cose: ho paura che ci sia un essere umano capace di avere potere sul mio umore. Non è possibile né razionale visto che, se è, ma questa parola l'ha suggerita sempre Fa, “l'amore” a giocare questi scherzi, io, decisamente, non posso essere innamorata di questo individuo perché, infondo, nemmeno l'ho mai abbracciato. Solo che mi manca tutto se penso, per un momento solo, che lui sparisca, si sposi, emigri, vada a vivere nella sua terra natale (presumibilmente Marte). L'amore deve essere, per forza, una cosa diversa, io lo so, ma nonostante mi sforzi continuamente di abbandonare questi pensieri da donnicciole isteriche e prive di interessi, non riesco a farne a meno.
E mi tormento. Ma questo lo aggiungerebbe solo Catullo.

Devo smetterla di lasciarmi invadere così

R: R: alibi, ci e di

Silver Silvan | 23.03.2013

Certo che è vero. Si vede a 300 km di distanza. Quanto allo scriver, scrivi e basta. Che importanza vuoi che abbia quello che ne pensano gli altri? Se non sei convinta tu, non convincerai mai nessun altro. È l'entusiasmo che è trascinante nel convincere gli altri. Hai mai visto qualcuno farsi trascinare da un pessimista? Appunto.

Io pure

Yaxara | 21.03.2013

Visto che sono qui pure io? E c'ero pure ieri, anche se non hai pubblicato nulla su FB (e di FB non mi fido!).
Comunque scrivere e' un mestiere complicato, anche quando mestiere non e'. Io alla fine la sfango sempre dicendomi "tanto scrivo per me stessa", ma non ci credo. Sono comunque dell'idea che, se ti piace farlo, fallo, indipendentemente dall'essere capace o meno. Se la gente non legge, e' un problema suo.

R: Io pure

LadyMarica | 23.03.2013

per il blog lo dico anche io. Dico "è il mio blog, scrivo per me e quel che mi pare". Poi non è veramente così ma vabbe'. Il problema è quando penso di volerlo fare nella vita, lì oltre che scrivere per me devo capire se sono capace o meno...

grazie della non fiducia in fb :)

Università

banditore | 21.03.2013

Alt! Ferma lì: non si molla l'università.
Un pensiero peggiore dei peggiori pensieri ventenni, viene dieci anni dopo; il problema è che non si annuncia e così non lo si può prevedere. Riguarda il tempo.
Come diceva Einstein, quel vecchio capellone, il tempo è mica sempre uguale: varia a seconda del sistema di riferimento e quando il riferimento sono i vent'anni, il tuo gemello è vecchio come te, ma dopo, te invecchi e lui ringiovanisce. Se sei figlia unica, vale ugualmente e se Einstein non diceva proprio così era solo per darsi importanza, ma il succo è che voleva dirti di non lasciare l'università.
Altrimenti poi capita che ci ripensi quando il tempo sembra lo stesso, ma non è più lo stesso per colpa della luce e tutte quelle robe lì, e insomma ti tocca re-iscriverti a quarant'anni e dare gli esami a cinquanta, coi nipotini che si sentono dire: "buoni, bambini, che la nonna deve studiare".
Non si lascia, l'università. No no no. Sennò Einstein piange.

R: Università

LadyMarica | 23.03.2013

"non si lascia l'universìtà, sennò Einstein piange"
:)

mi è piaciuto tantissimo il commento!

errore

O | 21.03.2013

si può essere tranquillamente innamorati di una persona ceh non si è mai neanche abbracciata, il punto è che forse, in questo caso, non ci si innamora della persona, ma della sua immagine. Prendi il coraggio a due mani, abbracciala, e vedi cosa succede

R: errore

LadyMarica | 21.03.2013

secondo me si chiama fissa, ossessione, convincimento. Bah...

R: R: errore

Silver Silvan | 21.03.2013

Non su internet, Lady. Quegli abbracci lì valgono meno di zero. Al punto che mi sento a disagio anche solo a leggerla, la parola.

Buh!

V. | 21.03.2013

Ciao maestrina, non hai pubblicato su feis e sono venuta a cercarti lo stesso. Come la mettiamo? Ferma quella testolina e lava via i pensieri pesanti con uno shampoo che districa i nodi.

R: Buh!

LadyMarica | 21.03.2013

:)

tu non rientri in nessuna categoria e questo vale in generale. Ma lo sai già :)
p.s. ieri sera ho visto Pulp Fiction, che non avevo ancora visto.

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