Disgusto

08.04.2013 23:51

Viaggio a picchi di nervosismo altissimi e non ci sono motivi. A parte le persone ovviamente. Mi sembra che lo squallore umano sia uscito col sole per prati e vicoletti. Che poi è la primavera vista dai cinici, probabilmente.


Stamattina, mentre già mi ero inacidita avendo aperto la porta a un tecnico fastweb antipatico fino alla nausea, ho degenerato lo sconforto in supplizio al supermercato.
In fila davanti a me c'era un signore, di 70 anni almeno, con una signorina molto giovane, molto magra e molto mora. Ho escluso, da brandelli di comunicazione, che fossero parenti o che lei lo aiutasse con la spesa e ho deciso per la classica storia squallida. Ma quello che mi ha profondamente disturbato non è tanto lo squallore della storia, né la banalità del tipo di squallore, quello che mi ha disturbata, tanto, è stata lei, la ragazza. Perché va bene che si decida per un rapporto sentimentale-economico, perché va bene che un uomo (o una donna) non vogliano dar retta al tempo che passi e lo mascherino della giovinezza del partner. Oppure non va bene niente di questo, ma non va bene personalmente, mica nelle scelte dei singoli, che, lo ricordo a me stessa in primis, sono liberi di far quel che vogliono di loro stessi.
E infatti non la discuto la scelta. Discuto il disgusto che mi ha provocato il comportamento di lei.
La scenetta è questa: lui le chiede che tipo di gomme da masticare lei preferisca. Lei gli getta uno sguardo di sufficienza e non gli risponde nemmeno. Allora lui si fa coraggio e domanda se vuole le gomme arancioni. Lei lo guarda, sempre male, e si volta dall'altra parte. Lui, un signorotto anche distinto e con gli occhiali si fa mesto e le si avvicina. Lei non lo degna di un sorrisetto nemmeno. Allora lui tira fuori il denaro per pagare la spesa, si aggira vicino alla cassa che quasi mette tristezza mentre guarda lei tirar fuori dal carrello una spesa strabordante, imperiosa, brutta. Verso la fine della scena tragica lei si volta verso di lui e gli dice, sempre con un gelo inumano di andarle a prendere qualche cavolo che non ho capito. Lui mestamente si muove verso la corsia gettando sguardi sulla coda alla cassa ma indubbiamente impossibilitato a dire di no alla sua mora. Lei si sistema i capelli e aspetta.
Lui paga, lei non prende nemmeno una busta. Escono insieme, ognuno molto solo.

Capisco che non si possano evincere molte verità da una scena presa così, di puro sguardo, al supermercato. Quindi togliete, voi che potete, dalla tara in questo racconto il mio aver lavorato di fantasia. Io che ho visto la scena con gli stessi occhi che ve la stanno raccontando, invece, non posso levarci nulla.

Sono tornata a casa chiedendomi se ci sia un età precisa per scegliere di conoscere la finzione e fingere che non sia finzione. Tutti probabilmente viviamo di qualche finzione. Non è questo il punto. Un conto però è vederla chiaramente come una finzione e accettarla lo stesso perché è comodo così, un altro conto è averne il sentore e, contemporaneamente la speranza che non sia così. Io, per fare esempi che conosco un po', vivo della finzione che un giorno sarò felicemente come le altre persone. Che togliendo quel chilo, finito quel libro, sposato quell'uomo io sarò le altre persone. So bene, a conti di razionalità, che è una finzione, uno scherma, un qualcosa che mi permette di sopravvivere a me stessa. Come per il signore è la sua mora giovane. Qualcosa che gli permette di sopravvivere. La differenza, se posso, è che la mia finzione è una speranza e quindi, come tale, io non l'ho ancora ben accettata come mera finzione, mentre lui, il signore, sa benissimo che quella è solo una bugia da raccontare all'esistenza e non finge più, nemmeno con se stesso, che non sia così.

Nemmeno a dirlo mi è venuto in mente “incontrerai l'uomo dei tuoi sogni” di Woody Allen e la triste scena del padre di famiglia, oramai anziano, che lascia la moglie, si mette con una prostituta molto bella e poi, per combinarci qualcosa, prende viagra. 

La mia furia misantropa, con cui avevo, a quanto pare, zuccherato il mio caffé stamattina, è stata ampliata da commenti e post che ho letto campeggiare ovunque su internet stasera. Colpa di una stupidissima partita di pallone. Gggente che insulta gggente della squadra opposta. Uomini e donne lanciati in questo disordine mentale, donne e uomini inferociti a difendere i simboli, i colori, le prestazioni dei giocatori preferiti e la validità degli arbitraggi. Scene di ordinaria domenica immagino, ma essendo io romana durante il derby Roma-Lazio (due giorni l'anno di sconforto intellettivo completo) sento triplicare le voci e non posso ignorarle. Spero, prima o poi, si vergognino seriamente degli insulti, delle bieche minacce, di questo tifo senza senso.
Di solito dico che, se fossi dittatore a vita dell'Italia, come pure sarebbe giusto, proibirei il calcio e manderei questi tifosi inumani in scuole di rieducazione. Ma stasera non lo dico perché di solito, con una simile frase, tento di risultare simpatica, invece oggi sono disgustata, arrabbiata, sconfortata e non ho alcuna voglia di ispirare ilarità. Sperso solo si vergognino, ma veramente, come dovrebbero. Lo spero tristemente.

Disgusto

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bleeehh

Tetto | 10.04.2013

Mah, disgustano abbastanza anche me queste cose. Anzi, più che altro mi fanno tristezza...

R: bleeehh

LadyMarica | 10.04.2013

tristezza per gli uomini (inteso come uomini e donne) che vedo, disgusto per l'umanità

vero o falso?

Silver Silvan | 09.04.2013

Buffo, Lady, in questi giorni riflettevo su qualcosa di simile e pensavo che è molto meglio un'autentica finzione che una finta autenticità. Dopo tutto, se bisogna dissacrare qualcosa, meglio dissacrare il concetto di finzione che quello di autenticità. Nel primo caso, almeno, qualcosa di autentico c'è: anche se è finzione. Nel secondo caso è tutto finto, invece.

R: vero o falso?

LadyMarica | 10.04.2013

niente da aggiungere. Mi trovi perfettamente d'accordo.

Capisco il tuo disgusto e

Micol | 09.04.2013

lo condivido - nel senso che probabilmente avrei avuto i tuoi stessi pensieri se avessi assistito io alla scena. (e - parentesi - chissà perchè il supermercato è scenario di innumerevoli punti di riflessione, almeno quello dove vado io)
Però prova a pensarla anche così... lui è meno vecchio di quel che sembra, lei meno giovane di quel che sembra. "si vogliono bene" a modo loro, hanno interessi in comune che fanno si che il loro rapporto si basi più sulla condivisione del tempo insieme che sulla passione, ad esempio... A lui, è evidente, piacciono le donne giovani, e ha dato una bella occhiata al culo della bionda che era davanti a loro in coda al banco dei prosciutti. lei gli tiene il muso in cassa, in macchina e per tutta la cena. no?
poi è molto probabile che tu ci abbia preso in pieno ma.. non sempre è come sembra!

R: Capisco il tuo disgusto e

LadyMarica | 10.04.2013

assolutamente sì! potrebbero esserci mille diverse interpretazioni. Come ho scritto sotto il mio punto era la riflessione generale che mi è venuta da una simile interpretazione, arbitrale, della cosa.

Il supermercato è una fonte inesauribile di post. Misteriosa e tanto poco sacra da piacermi.

Signore, perché così aspre?

banditore | 09.04.2013

Non erano parenti, dice la nostra ospite; sicura? Ricordo la vicenda di un uomo abbracciato ad una ragazzina, in spiaggia, ed arrestato d'emblée prima di capire che era il padre, tenero e coccolone.
Ad un mio amico, in vacanza con la figlia quattordicenne negli USA, ogni tanto chiedevano se la ragazza fosse "sua moglie", cosa che, se da un lato inorgogliva l'amico, anche gli provocava una comprensibile angoscia.
Anni fa, io, in compagnia di una ragazza pur maggiorenne e debitamente svezzata, ma dall'aspetto retrodatato, mi son sentito chiedere se fosse "mia figlia". La reazione di lei è stata di a stento contenuta furia verso il domandiere. La mia, di gran divertimento per la gaffe dell'ingenuone.
Ma ammettiamo pure, nel caso raccontato, la tresca o, dicendola rispettosamente, l'unione; due maggiorenni s'incrociano per le ragioni loro, ed a modo loro. Che ce ne cale? Un mio amico, avvocato, diceva che il matrimonio è un contratto d'affari (e sposò una donna ricca), ma nessuno si sognò di giudicare quell'unione indebita: si voglion bene, tengono famiglia, procedono secondo i canoni allevando pargoli scolastici.
O vogliam dire che l'industrialissimo, invaghendosi della giovane segretaria, non l'abbia ad impalmare perché d'altra razza d'età e condizione e debba invece dar mano forzosa alla contessa di Pappagorgia?
E se poi il rapporto è squilibrato, quanti ce ne sono, e non per ragioni d'età; i miei giovani vicini si berciano come frontalieri di trincea, coetanei che sono, mentre in là vivono di un loro strutturato accordo una graziosa giovane con il suo ex prof di latino d'età a lei paterna.

Ci son più cose...

R: Signore, perché così aspre?

Esperia | 10.04.2013

Lady ha visto! il comportamento della signora o signorina molto distaccato verso il "poveruomo" deducendo che non erano in sintonia---- mi fermo qui !non vogliamo fargli un processo senza gli imputati:)

R: R: Signore, perché così aspre?

banditore | 10.04.2013

Mylady ha visto ciò che sembrava un disaccordo, ed una immagine che non le è piaciuta. Anche io credo che l'estetica sia importante: non è solo una bella forma, ma, come la musica, muove stati d'animo. Solo, penso sia importante non trarne rapide conclusioni generali perché la sfumatura delle cose è spesso tale da poterne anche cambiare la forma.

...tra il cielo e la terra...

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