Io aspetto le sette, mi dicono

21.12.2013 16:08

Finalmente mi accorgo di aver trovato una specie di organizzazione precisa nella mia vita, dopo tanto passato girovagare nel vuoto, dopo tanto cinismo speso a odiare i miei simili. Sì, finalmente ho smesso di pensare solo all'insensatezza del vivere e ho trovato un'occupazione funzionale a me e alla mia colonia. In realtà non l'ho trovata da sola -io da sola non posso nulla, mi dicono-, me l'hanno trovata proprio loro, proprio quelli che cercavo così tanto di ignorare: gli altri scarafaggi della colonia in cui vivo. Mi ricordo come fosse triste vivere prima. Mi importava persino di politica! Stupido, non devo pensarci alla politica che tanto c'è chi pensa in modo migliore, mi hanno spiegato.
Ma quelli erano altri tempi, bui tempi. Ora ho uno scopo, serio e autorevole, decisamente condiviso e ben organizzato.

Tutti i giorni mi alzo puntuale alle 10, ristorata e riposata. Mi sveglio alla tana, quella vicino al camino, quella che gli uomini di questa casa non dovranno mai sapere esistere. Non so se sia interessante dirverlo però secondo gli scienziati della colonia di scarafaggi di cui faccio parte -gente autorevole, mi dicono- , è importante saperlo. E io lo so e lo tengo a mente, certo! Non sia mai che qualcuno possa dire di me che non sono brava a seguire quello che è importante per gli altri io segua. Un po' meno ero brava a stabilire le mie priorità, ma la mia colonia mi ha aiutata a capire che quello che è importante per me coincide con quello che è importante per loro. E' la stessa cosa, mi hanno detto. Poi, ogni tanto mi viene il dubbio che sia una squisita panacea, il mio compito qui, -infondo mica si può smettere di essere cattivi soggetti da un giorno all'altro, mi dicono- però finché riesco a vivere bene mi preoccupo poco dell'essenza delle apparenze. Ma questo lo dico io e non vale molto.

Quindi, dopo essermi svegliata, faccio due chiacchiere con le donne più giovani di me, tutte prese dai loro compiti -importanti, certo, ma non come il mio, mi dicono-, poi faccio una passeggiata -perché è importante che io mi mantenga sane le zampe, mi dicono- e poi inizio il mio asfissiante lavoro.

Io, e solo io alla colonia, per la mia esistenza e nella mia esistenza, signori miei, aspetto le sette.
Aspetto comodamente seduta ma scalpitante. Devo digiunare, fino alle sette, questo è importante, perché, mi hanno insegnato loro, se faccio così semplifico il mio lavoro e lo rendo più immediato.
Ma perché aspetto le sette di pomeriggio? Una volta, non volevo, ma l'ho chiesto alla colonia. Mi hanno perdonata per fortuna: non si dovrebbero chiedere le motivazioni, ma loro son buoni con me e mi hanno informata. Insomma, aspetto le sette di pomeriggio perché solo a quell'ora si può iniziare a bere seriamente, prima si deve non bere, o bere piano o bere acqua. Tutte attività troppo blande, mi dicono, per me.

Gli altri scarafaggi della mia tana, sapendo quanto bere mi faccia bene, mi hanno aiutata, così ho sempre un po' di birra cui attingere. Non è stata un'impresa facile trasportare quell'enorme bottiglia, ma siccome riuniti sono una massa invincibile, dicono, allora ce l'hanno fatta. No è proprio che l'hanno fatto per me, eh. Lo hanno fatto perché così trasformo il mio caratteraccio in una "addomesticatura da alcol", o così l'ho sentito spiegare.

L'attesa è sempre snervante, lo so. Ma non per me -ed è per quello che alla colonia le aspetto io le sette, perché sono l'unica che lo può fare, mi dicono-. Io la trasformo da occupazione statica a impresa di grande concentrazione: ci metto tutto il mio impegno, non mi distraggo proprio mai. E alle sette sono pronta. Qualche volta, lo ammetto, inizio qualche minuto prima, ma mi dicono che è proprio questo a rendermi così ammirata: significa che sono una stacanovista. Lavorare non stanca, per me.

Quando io comincio il lavoro, loro hanno già terminato i loro e così cenano. Io no, non ho fame, mangio dopo, quello che avanza. Infondo quando inizio a bere poi non mi importa di mangiare gli avanzi. Certo, quando ancora non ho iniziato mi faccio un po' di domande e mi dispiace, ma è proprio per quello che poi io devo bere, mi hanno detto.

Quando sono bella sbronza loro vanno a letto. Li guardo dormire, tutti sereni e felici di me, tutti insieme poi. E' bello che siano felici di me, mi appaga. Magari la giornata non è delle migliori, lo ammetto, mi lascia sempre un senso di profondo sconforo, ma sapere che mi accettano tra di loro per me è tutto.

Stasera sono malinconica. Succede a volte ai casi come me, mi hanno detto, a quelli che sono stati sempre malati di mente. Infondo me lo hanno spiegato loro: essere stati polemici con la comunità è il primo indizio di una malattia mentale. Ma se sono malata non mi vogliono bene, allora devo guarire. Siccome a quelli come me succede, dicevo, di essere malinconici, mi hanno spiegato che quando lo sono devo solo bere di più, scendere più in fondo nella bottiglia e bere un altro po'. Mi hanno detto che sicuramente mi passa e proprio per questo, perché me lo hanno detto, allora è vero. Forse qualcosa in più del vero, è sacro.

Bene, meglio che mi metta all'opera: bere di più è la soluzione. Stasera straordinari, ma non mi lamento. Il livello della birra è sceso di parecchio, uhm, devo dire ai miei amici che dobbiamo trovarne un'altra. Intanto stasera un po' di coraggio e via, sicuramente ce la farò.
Devo fare piano, con calma ecco, oppure scivolerò nella bottiglia; non posso scivolarci dentro e morire affogata però, non tanto per me, quanto per la mia colonia. Forse si dispiacerebbero in modo insopportabile. Mi odierebbero dopo, e io non voglio essere odiata.

E' proprio basso il livello di questa birra! Uhm. Ecco, se però sposto il peso sulle zampe posteriori, forse, riesco a tenermi in equilibrio.
Ecco la birra, finalmente ci sono arrivata. Difficile è stato difficile, certo, ma sapevo ne sarebbe valsa la pena. Per il bene di tutti bevo un altro sorso e sicuramente mi passa. Mi brucia un po' lo stomaco ma perché sono una lamentosa. Ho idea di quanti sacrifici facciano i miei per me? Me lo hanno ricordato proprio ieri.

Credo di dover scendere ancora più in basso per bere di più però. Uhm, scendo allora, è importante. Lo devo fare per loro, mica posso rischiare di impazzire di nuovo e farmi cacciare via! Nono, devo solo pensare a quanto è bello vederli dormire felici del mio lavoro.
Scendo. Equilibrio.
Oh. Oddio.
Credo di aver sbagliato qualcosa. Sto scivolando. "Aiuto, aiutatemi, vi prego", strillo con tutta la forza possibile. Non riesco a fermare la caduta, ma non mi preoccupo ancora, sicuramente stanno tutti qui fuori e sicuramente, loro che sanno tutto, sono già sicuri di come salvarmi: sono troppo importante per loro.
No, non ci riesco proprio a fermarla, scivolo di più. Non sento niente fuori, curioso. Ma quanto mi amano comunque? Tanto. Ed è per questo che io amo così tanto loro.
E' finita, lo so. E' la morte giusta però, me lo hanno detto.

Io aspetto le sette, mi dicono

scrivere per non scrivere?

Esperia | 28.12.2013

non mi piace questo racconto "miserevole" fatto di vuoti senza senso:)Birra! buona...ma bisogna berla-ubbriaca fracida.

Ma ...

Silver Silvan | 22.12.2013

Ma ... che tristezza! Già lo scarafaggio non mette propriamente allegria, figuriamoci annegato. Natalizio, però.

O Tannenbaum, o Tannenbaum, wie schwarz sind deine Blatte ...

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