Perché Lady Oscar

21.02.2013 01:18

Da bambina guardavo Lady Oscar coprendomi gli occhi. Questo perché alcune scene mi scatenavano una paura folle. Lo guardavo lo stesso, il cartone, ovviamente, ma alcune scene le ascoltavo soltanto. E a basso volume anche.

Ce ne è una in particolare che ancora oggi, ridetene tutti, io non riesco a guardare per intero. Quando una certa ragazza, colpevole di voler imbrogliare la regina Maria Antonietta, viene marchiata a fuoco con una V. V di ladra, soltanto che in francese.
Oh, lungi da me far la parte di quella che si sconvolge facilmente: sangue e violenza, come vuole la televisione soprattutto giornalistica italiana oramai, non mi fanno dolore. Però quella scena, da piccola, quelle urla, mi spaventavano così tanto (perché si sa, non c'è niente di meglio, per alimentare la paura, che non vedere bene di che cosa si ha paura) che anche oggi continuano a toccarmi più di molto altro.


In questi giorni però ho rivisto tutti, quasi, i 40 episodi della serie di Lady Oscar. E ve lo dico come se non si sospettasse: Lady Oscar campeggia ovunque, dalle mie parti, perché io procedo per fisse.

 

 

Riguardo il cartone abbastanza ciclicamente, conoscendo a memoria quelle parti che mi creano quella particolare sensazione di “affetto”.
E' un discorso difficile da spiegare. Per chi non ci vede quello che ci vedo io Lady Oscar è un manga giapponese non diverso da altri manga dello stesso periodo. Per me assolutamente no. La profondità dei personaggi, il momento storico particolarissimo, la crescita dei protagonisti all'interno del manga, lo rendono, per me, assolutamente istruttivo, assolutamente un cartone complicato, per riflettere.

Non riesco a ricordarmi se da bambina capissi veramente quello che guardavo. Mi stupisco oggi se penso che un cartone così può essere visto da bambini.

Intanto c'è da dire che l'anime di Lady Oscar è stato realizzato da due diversi registi. I primi 17 episodi infatti hanno un certo stile, sono molto semplici, molto lineari, molto “per bambini”. Dal 18° episodio, fino alla fine, si assiste invece a una complicazione della trama ma anche degli aspetti caratteriali dei protagonisti. A un miglioramento.

Quello che preferisco della protagonista Oscar, quello che per me la rende un personaggio unico, è il fatto che cambi. Cambia completamente. Uno che nasce quadrato può morir tondo. Sì.
Oscar, capitano delle guardie di sua Maestà, amica della regina, giura più volte di difenderla fino alla morte. Giustifica i suoi capricci, la difende e tutela. Fino a quando le urla del popolo oppresso, le angherie di nobili e clero sul terzo stato non diventano troppo più forti rispetto a quanto Oscar aveva sempre vissuto come “lo scopo della sua vita”. Quanta forza ci deve voler per smettere di credere a quello per cui si stava dando la vita e schierarsi contro la bastiglia? Quanta sofferenza deve creare? E la scelta, così come sarebbe nella realtà, non è repentina né semplice nemmeno nell'anime. Oscar cambia lentamente. La rivoluzione cresce e Oscar muta al suo ritmo. E' una musica così armoniosa quella di questi due cambiamenti (la consapevolezza, storica, del popolo francese di essere più potente di una cerchia ristretta e il mutare, fantasioso, dell'eroina) da creare un'opera unica, che trascina in qualcosa di fondo, in un sentimento originale (io li chiamo così: quelle cose che uno sente, solo sente, come radicate in sé).

Vi tedio solo poco con la storia d'amore racchiusa in tutto questo. Anche in questo caso è una maturazione lenta e sofferta. Sembra veramente che tutto il ritmo del cartone sia costruito sui ritmi della rivoluzione. Ed è un aspetto così sincronico che non smetterà mai di soddisfarmi. Oscar inizia il cartone con l'unico impegno a essere un uomo e un buon soldato. Nessuno spazio per i sentimenti, per gli abiti da sera, per la donna. Ma l'essere donna non è una condizione che si può scansare a piacimento o gestire.
Una rosa non sarà mai un lillà (cit.).



 

E infatti a Oscar succede di lasciarsi travolgere e schiacciare da un amore, non corrisposto, nemmeno cercato, improvviso e funesto. Non perde un duello ma piange per un uomo. E' una scena di particolare complicatezza: Oscar Francoise, la donna-uomo, comandante di soldati, che si basta da sola e fa da sola, che improvvisamente si trova smarrita di fronte a un sentimento che non può gestire. E' sofferenza.
Oscar non molla mai, ovviamente, e si convince, sempre più prepotentemente, di voler essere solo un uomo.
La sofferenza dell'amore non corrisposto che genera chiusura: un topos.
Ma Oscar, purtroppo per lei, non è un uomo.
E proprio quando nessuno se lo aspetterebbe, tranne io che ho visto quella puntata 17mila volte, Oscar si lascia sfuggire un aggettivo possessivo. Oh sì, niente altro. Ecco perché è adorabile! Basta un niente a rendere patetico l'argomento "amore". Oscar usa quel aggettivo possessivo che dice tutto e, allo stesso tempo, non violenta un sentimento interno con le parole.

«Lasciatemi» dice al conte di Fersen che le salvava la vita «lasciatemi, il mio André è in pericolo». Oscar si scopre innamorata del suo André, di nuovo senza volerlo, di nuovo senza averci prestato attenzione. Lo dice in un vicolo, lo dice perché sta gridando, lo dice perché non può non dirlo, perché è costretta.



L'amore ripiomba minaccioso ma stavolta è corrisposto. Intenso e di breve durata, un solo bacio, una sola notte. Poi, lo sanno tutti, André e la sua Oscar muoiono.


Ma non basta.
No, perché quello che c'è, per me, di micidiale in questo amore così da favola, anche senza lieto fine, non è la passionalità della cosa, né il fatto che finalmente, alle ultime puntante, Oscar ricambi l'amore del povero Andrè. Quello che c'è, per me sempre, di indelebile è la resa. La resa del comandante Oscar al suo uomo. Una donna abituata a comandare, una donna abituata a decidere per gli uomini che, nelle ultime puntate, si dà ad un solo uomo, all'uomo che ama e permette a lui, e solo a lui, di “fare l'uomo”. Di tenere le redini del cavallo, per esempio. E' un darsi di livello diverso da quello che si intende comunemente. E' un darsi di mente molto più che di corpo. Fare l'amore, in Lady Oscar, non sarebbe stato un darsi sufficiente.

 



Ho concluso. Il post non è lungo, non lo pensate, ci sono solo tantissime foto. E quelle si prendono lo spazio. Le foto le ho scattate io, mentre guardavo gli episodi, perché la qualità di quelle trovate in giro non mi soddisfava. 


Io sono strana. E forse ora capiamo meglio perché.

 

Perché Lady Oscar

R: R: Sempre sempre sempre W lady Osacr!!

Fra | 21.02.2013

Hai letto anche i fumetti?? lì c'era anche tutta la parte di ambiguità uomo-donna di Oscar, che poi è stata "censurata" nel cartone...

(ah, ovviamente "coming out" con la o....)

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