Spunta dal monte

30.05.2013 03:10

Converso amabilmente con un giovane ragazzo milanese.
Simpatico, gentile, ottima grafia, niente afflussi di puntini sospensivi, almeno non come “tiro a indovinare della punteggiatura corretta”.
Nella vita si occupa di sistemi informatici e adora la matematica.
Mammamia, forse mi innamoro. No, scherzo. Diciamo che rispetto alla media dei battitori di lettere al pc è un buon inizio. Inizio a trovare gusto nella conversazione.
Poi lo guardo lui, per 30 secondi, in cam. Ha insistito così tanto che alla fine glielo ho concesso. Io di vedere lui, ripeto, senza reciprocità. Ma ripeto anche che ha insistito lui, a me non interessava vederlo, interessava parlarci.
Mado'. Mi sento tanto una Mistress a dirlo: "glielo ho concesso". Come sono buona. E poteva essere il giusto momento per pensarci, non lo nascondo. Ma questo lo capirete leggendo oltre.
Insomma lo guardo. E rimango molto colpita. Che ve lo descrivo a fare? Una somiglianza, ma sempre meno bello, col mio Occhi di Pozzo non da poco. Lo so che non lo dovrei pensare, mi viene solo orribilmente naturale.
Comunque per quei tre secondi penso che un dio esiste da qualche parte. No, questa la penso solo in virtù del dopo.
Quindi lo guardo e mi stupisco che di guardarlo mi interessi. Ora. Parliamo per pochissimo. Poi spegnamo tutto e torniamo a scrivere.

Ed è a quel punto che lui fa la domanda che faccio spesso io. Solo che nella forma opposta. Dice una cosa come: “sono cattolico. E' un problema?”.
Mi viene un attacco di ulcera e dico: “boh”. Come a dire “se non è un problema per te...”.
Ma di solito sono gentile. Quindi dico solo boh. Lui insiste e mi chiede se io credo. A quel punto invece di dire che credo più alla teiera di Russell, come dico sempre, che al dio dell'occidente, minuscolo perché deve esserlo, gli dico che sono atea, ma convinta e interessata alla religione occidentale.
Lui mi risponde che il cristianesimo è orientale. La cosa mi fa desiderare di avere una frusta. E torniamo alla Mistress. Come se la derivazione del cattolicesimo lo relegasse all'oriente. No. Mi interessa, spiego anche a lui, l'incisione del cattolicesimo di oggi sulla società, la politica e la morale, non la nascita del cristianesimo. Saccenza per saccenza.
Lui mi risponde che basta che ci rispettiamo va bene così. La risposta standard del cattolico senza argomenti. Viva dio che sono atea (direbbe qualcuno meglio di me).
Lascio correre tracciando intanto un bel no sul nome del giovane ingegnere.

Poi la conversazione continua. Perché sono gentile, sempre. Ma lui vuole per forza farmi arrabbiare. E allora che fa? Affronta argomenti erotici. BDSM (rapporti di dominazione/sottomissione per farvela brevissima). E allora mi viene naturale fare la domanda che mi permea il cervello quando sono di fronte a cose, per me, assolutamente assurde. E gli chiedo come concili la sua vita religiosa e quella da “Master”. Lui mi risponde come mi aspettavo. Con un “male”. Si sente in colpa per quello che fa e per come lo fa. Parla di monaci che si autoflagellano senza però pensare, volerci pensare meglio, perché il ragazzo non era nemmeno scemo, alla distanza che c'è. Uno è costrizione e pena, soltanto, l'altra è una forma di rapporto. Erotico o relazionale che sia, ancora non l'ho capito. Uno è punirsi per dio, l'altro è educare qualcuno perché è, in un anche che non esclude il resto, la complessità del resto, il modo in cui dimostri che ti importa di lei/lui.
Ma poi io posso spiegare di più l'autoflagellazione che il BDSM, lo sappiamo: è più razionale.

E infatti, aggiunge, l'ingegnere, che solitamente non lo vive di persona tutto ciò ma solo virtualmente. E questo, anche se lui non va oltre, per me ha ragioni ovvie. Vivere fantasie peccaminose senza praticarle è una cosa, viverle totalmente è più grave. Non propriamente agli occhi di dio (anzi, chi pratica cattolicesimo sa bene che la prima, tra le due, è la più grave perché oltre al peccato carnale c'è il peccato di omertà) ma ai propri occhi. Pensare ma non toccare, nella mente umana, è una specie di purezza automatica. Poco profonda se posso permettermi.

La conversazione, dopo questa parentesi incuriosita mia, continua come in un tentativo di spingermi chissà in che direzione. Una sola. E chiara a tutti. No, non mi voleva convertire, magari, voleva viaggiare sulle fantasie erotiche. Virtuali appunto. Lo faccio andare avanti per poco, ho imparato un pochino a giostrarmeli e poi gli dico, con tutta calma, che a me certe cose proprio non interessano. Pure che mi dispiace. Ma per lui.
Lui mi dice che fraintendo e tutta la serie dei “che begli occhi” (la cosa che gli uomini dicono sempre per farti pensare, chissà perché, a quanto sono onesti -ma in questo caso lui si è dovuto arrampicare perché non li aveva visti). Poi mi dice che va' a dormire. Ovviamente. Il piacere della conversazione, degli occhi e dei discorsi sul mondo, chissà perché, quando specifico che certe cose si possono trovare su tantissime chat erotiche ma non da me, finisce per addormentarsi.

Ho pensato per tutta la conversazione (da cattolico in poi ovviamente) a due cose. La prima è che forse troverebbe più giovamento nel farsi frustare che nel frustare. Da quel che ho letto, in giro, farsi far male da qualcuno (che non è sottomettersi a qualcuno, precisiamolo) è un modo di eliminare i sensi di colpa, di sentirsi giustamente puniti (“sentimento” che esiste anche nell'appartenere, secondo me, ma non come esclusivo). Poi ho anche pensato, un paio di volte, di mandarlo alla mecca. Ma vabbe', quello è perché son scema. 

Spunta dal monte

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Silver Silvan | 07.06.2013

Bene, ne deduco che le si sia intasato il cesso.

Ascolti, l'idea del corpo umano ha molto a che fare con quello che uno ha visto dentro casa. Se sua madre a una certa età era un cesso, non è detto che lo siano tutte le donne. In compenso, se sua madre era un cesso, ho ottime ragioni di pensare che lo sia anche lei!

Vado a specchiarmi! Finché non divento un cesso! Sa, comincio ad avere una certa età. Sta per succedermi quello che a sua madre è successo molto prima. Corro! Hai visto mai, non riuscissi ad arrivare in tempo allo specchio?

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O | 07.06.2013

temo che sià già troppo tardi, specie se le sue parole sono uno specchio della sua anima.

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Silver Silvan | 07.06.2013

Quanto all'anima non vedo come possa vedere qualcosa che non esiste. E non vedo l'ora di vederla arrampicarsi sullo specchio di cui sopra per argomentare il contrario!

Il mio cervello la saluta! La mia anima invece deve essere andata a cagare perché non la vedo!

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O | 10.06.2013

La classe, dicono, non è acqua!

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Silver Silvan | 11.06.2013

Un fan di Esther Williams, vedo. Condoglianze, è appena morta.

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O | 11.06.2013

si, è appena scompara, ma si può dire che ha vissuto, cosa che non si può dire in molti!

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Silver Silvan | 11.06.2013

Il cloro ce l'ho già alto di mio, non ho bisogno di trascorrere il mio tempo in piscina, per vivere. Lei si accomodi.

risposte globali

LadyMarica | 30.05.2013

Importa?, se lo vedo arrivare con una maschera e un rosario cambio strada però ;)

@Banditore, @Tetto, però io non voglio incontrare gente. Io voglio capire delle questioni magari inutili.

Banditore, che poi dovrebbe essere "credo all'assurdo" il motto dei cattolici. Ma non lo ammettono mai, povera me, li rispetterei di più.

Esperia, magari fosse stato solo porco. Il problema era, secondo me, il nascondiglio.

R: risposte globali

banditore | 30.05.2013

Il motto è di Tertulliano e significa "credo proprio perché è assurdo"; ha una sua logica (nell'assurdo) e cioè: se non posso analizzare quello in cui voglio credere, allora credo tanto più a quel che pare assurdo, dunque non analizzabile. Il rispetto per una posizione così, glielo dò solo negli anni bisestili.
Ma io volevo, così beffardamente, proporre uno sviluppo del tema: è più comune un incontro sconcertante in internet, piuttosto che nella vita "in strada"?
Secondo me, sì. Per le ragioni che...

ZOMG!

Yaxara | 30.05.2013

Scusa, ma... dove li raccogli codesti soggettoni?

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