Fare figli in modernità

24.03.2013 00:12

Ho dei grossi problemi.

Sì, ma non parlo del generale, figuriamoci che quello lo sappiamo tutti, ho dei grossi problemi in casi specifici. Con i cuori, le farfalle, le primavere, i bambini e tutti quegli altri simboli dementi che le persone usano per coprire quello che secondo me è sempre e solo vuoto.
O con i termini usati per la stessa faccenda.
Amore, amore e amore, in triplice copia, speranza, sogni e la compagnia delle cose banali. Chi ce lo mette il “volare”?
Intendiamoci, sono termini, e anche simboli, quelli che dicevo prima, che in certi e particolari contesti io apprezzo pure, mica li demonizzo per principio, ma che sulle bocche dei più mi fanno venire il tormento.
Amore senza sapere cosa sia, speranza e averla solo che non piova domani, sogni che significa, troppo spesso, curarsi del proprio orticello.

 
Per quanto ho sopportato la maledizione della banalità pur di far parte di tante cose? Troppo. E' curioso che quando una persona che doveva star chiusa tipo gobbo di Notre Dame magicamente si trasformi le venga la voglia matta di buttarsi in quel mondo, che assolutamente non è il suo, tanto per recuperare qualcosa. Ma ahimè se ti sei abituata a pensare (male a volte, mica dico di no) non si recupera la leggerezza.
E pure fortunatamente. 
 
Detesto, parimenti, i riferimenti pubblici di affetti. Persi o presenti.
Fidanzati che si scambiano canzoni smelodiche nelle ore di punta internettiane perché così tutti possono vedere quanto grosso sia il loro amore. 
lo lo vedo un po' tirato. 
Detesto poi, ma tanto, i riferimenti ai morti. Nonne, gatti, cugini lontani, padri e madri. Alle feste corrispondenti per lo più, o nei momenti di incessante noia, ecco che saltano fuori decessi che creano fiumi di pateticismo di cui io vorrei tanto far a meno.
 
Poi ci sono le donne, non in generale, ovviamente, ma stipate in categorie. Quelle in caduta di orologio biologico mi distruggono più neuroni che una bella birra ad alta gradazione alcolica. Quelle che si devono trovare un fidanzato per forza e allora passano da un rottame ad un altro, vantando tradimenti al lato, e con una sola, smaniosa e ossessiva fissa: fare un figlio. 
Non averlo, farlo e basta. 
Così saranno realizzate, donne al completo. Così saranno socialmente ineccepibili, così potranno mostrar il figlio alle amiche più belle o più magre o più intelligenti e agli ex fidanzati, che le hanno abbandonate, e senza dirlo fargli sentire l'eco del “guarda qua come mi son realizzata, guarda qua che io sono arrivata”.
Ovviamente saranno madri incapaci, isteriche e depresse. Il figlio che avevano preso come una meta le manderà fuori di testa perché è una creatura umana bisognosa d'attenzione e di tempo. Ma chi ha fatto un figlio perché il tempo stava finendo sicuro andrà sempre di fretta.

Le sentirete imprecare nei supermercati, negli uffici, nei centri commerciali.
“Marco pianta subito!” 
“Elisa, smettilaaaa!”. 
Le sentirete dare ordini sulle cose che più dovrebbero essere naturali.
“Giacomo, forza, saluta tutti””
“Mamma, ma io ho sonno!”
“Non mi interessa, dai un bacio a nonno e nonna prima”.
Poi Giacomo non saluterà e loro si sentiranno ancora più frustate ma senza far nulla.
 
Oppure avrete il piacere, in una bellissima giornata di sole, di vederle comprare ai figli enormi coni gelati giusto per avere il potere di dirgli come e quanto leccarli, in una sinfonia di attento qua e attento là che proprio non ricorda attenti al lupo.

In molti altri casi, ma anche qualcuno dei precedenti, il figlio/a diventerà un frustrato, viziato individuo. E poi lo scuseranno di aver dato fuoco a un senza tetto o di aver accoltellato un compagno di scuola, come pure ho sentito.


[Io non voglio figli. L'ho sempre detto e spero di pensarlo sempre. Più che altro perché la responsabilità è tanto grande e io non me la saprei prendere. Io credo che un essere umano che ha un figlio debba, in una qualche misura, garantire prima il benessere di questo e solo poi la sua felicità personale. E io sono un po' più egoista di così. Un bel po'. Poi non sarei una buona madre: vorrei che mio figlio mi assomigliasse e mi prenderebbe un colpo se, che ne so, facendogli sentire De André lui non apprezzasse, non capisse, non si commuovesse. Se non fosse di sinistra, per esempio. Insomma, sarei pessima: un po' come quei genitori che se il figlio diventa gay magari lo amano meno. Ecco, se fosse gay mi andrebbe benissimo, figuriamoci, ma se votasse Berlusconi, per dire, potrei morire. Le persone esagerate negli ideali non possono far figli. Io, per me, nemmeno ci penso all'eventualità -ma questa è una parentesi che centra poco]
 
E mi sono anche leggermente scocciata di dover pensare che se queste cose mi fanno perforare l'ulcera, che non ho, non devo parlarne male: siamo tutti diversi e tutti col nostro cammino. Altra banalità insopportabile. Siamo tutti diversi, certamente, e la cosa è pure abbastanza un bene (io sono una fan delle differenze e una non fan dell'uguaglianza per forza) ma mica per forza tutti siamo originali, interessanti, intelligenti e bellissimi. Ecco, dire che tutti siamo diversi e non giudicabili (per piacere: non giudicare e rispetto son due espressioni che mi fanno piovere dentro) equivale a dire che siamo tutti uguali. Forse lo vorremmo e lo crediamo, ma ecco, credo funzioni per gradi. E ci sono individui, che hanno un grado di interesse, di originalità e di buon senso pari a zero. Magari sono bellissimi però.
In tutti gli altri casi oltre magari, invece, mi dispiace, nemmeno son bellissimi.
 
Bene. L'eccesso di cattiveria che mi stava infastidendo la nottata ha trovato un dilettevole scopo. Ora posso addormentarmi leggendo un libro che, se indicessi un sondaggio qui, nessuno penserebbe che Lady Marica, soprattutto dopo aver scritto un post del genere, possa leggere.
Si intitola “amore mio infinito”. Di Aldo Nove però e questo dovrebbe dire qualcosa in più.
Se non lo dice però, nessun timore, appena lo finisco ve la dico io qualcosa*.
 
(*) la presente frase non costituisce, a norma di nessun articolo, una minaccia.

Fare figli in modernità

R: R: R: R: R: A DisneyLand non si scende mai

LadyMarica | 28.03.2013

Hai ragione, su quasi tutto. Ovvero su tutto tranne che sul perché si chiacchiera. Anche per cambiare il mondo, se si è fortunati.
Woody Allen, che è un gran genio, un po' di mondo lo ha cambiato. Almeno qualche singolo.

R: R: R: R: A DisneyLand non si scende mai

banditore | 28.03.2013

La fonte mi sa che è un comico famoso; io non rubo perché sono troppo superbo, arrogante, snob e stronzetto. Per la stessa ragione, non copio.
Però, come diceva Woody Allen (vedi che cito) - "Ho anch'io un difetto: certe volte dimentico l'ombrello" - sebbene questa autocritica possa generare eterocritiche: "ma chi ti credi, Dio?" - "beh, a qualcuno bisogna ispirarsi". Sempre sia lodato (Woody Allen, dico).
Ma fuori dallo scherzo, la vera ragione per cui copiare è vano, sta nel fatto che non genera divertimento; si chiacchiera per divertirsi, mica per cambiare il mondo, no? Ebbene, ci si diverte solo producendo. Però, giacché si vive in mezzo al Mondo, è bene riconoscergli una compartecipazione agli utili, anche se non si è copiato.

banditore (firma falsa, ottima per il tema)

R: R: R: A DisneyLand non si scende mai

LadyMarica | 27.03.2013

:)

Quello che conta, secondo me, in quel che si dice o si fa, non è tanto da dove si sia presa l'idea quanto piuttosto da come la si realizza. Ci sono idee geniali e realizzazioni inutili. Tutti i grandi artisti rubano, quelli non grandi copiano. E questa è una citazione ma non ricordo, per nulla, la fonte :)

Il percorso è più importante ma il tempo, certe volte, lo modifica senza prestare ascolto alle suppliche.

R: R: A DisneyLand non si scende mai

banditore | 27.03.2013

Bella domanda: chi è l'inventore di quello che ci sembra di inventare? - Uno si pavoneggia pensando: "ecco, Mondo, béccati questa invenzione: è mia" e poi vien fuori che gliel'ha dettato, che so, l'esperienza, la vita (la "sua"? Macché, o è di Dio o di Mamma Natura, in ogni caso sempre di altri). Perfino la regina Grimilde (femmina moltissimo) o Narciso (maschio così così), innamorati della "propria" bellezza non hanno ricevuto dai rispettivi specchi la risposta che forse li avebbe acquietati: "chi sia il più bello, oggi, è una domanda buffa, o Grimilde/Narciso; la bellezza è passata di qua ed ora se ne va verso qualcun altro, non è mica tua. Tu stai buono e stai al tempo".
A proposito: nella favoletta lì sopra il treno non è il tempo, è il percorso, che è più importante del tempo. Perché lo governiamo.

Per il resto, come diceva Salluspide (un filosofo di mia invenzione), non governiamo un bel niente.

Al futuro, cin cin.

R: A DisneyLand non si scende mai

LadyMarica | 27.03.2013

ma è di tua invenzione?
molto triste, ma molto carino

A DisneyLand non si scende mai

banditore | 26.03.2013

Un po' come: "Da dove veniamo? Dove andiamo? Ma c'è solo il vagone di quinta classe?"
-(controllore): - Non è di quinta classe, Signora, e non è nemmeno un vagone; è un treno unico, senza scomparti, tranne quelli che fanno i passeggeri discoli. Biglietto, per favore.
- Biglietto? Che biglietto?
-(contr.): - Ah già, scusi, è l'abitudine a fare il personaggio; tutti noi viventi teniamo un dito sempre puntato su noi stessi e così volevo essere un po' didascalico. Buon viaggio.
- Dica un po', ma 'sto treno è così lento?
- (contr.): - Non creda, sa?... non sono pochi quelli che si assopiscono un po' e poi si meravigliano di essere già arrivati. Il treno a volte sembra lento, ma è per le gallerie.
- Le gallerie?
- (Contr.): - sì, le gallerie; si fa un po' più buio e allora sembra di non andare avanti, ma creda: si va avanti, si va avanti eccome. Accidenti, come si va avanti.
- Qual'è la prossima fermata?
- (Contr.): - Ah, lei scende dove vuole, si fa un giro e risale quando vuole; il treno è lunghissimo. Le stazioni di sosta le decide lei.
- E se uno non vuole scendere?
- (contr.): - Non vuole scendere? Signora, il treno è solo un mezzo di trasporto, non c'è niente, su; nemmeno un ristorante. Tutti scendono da qualche parte, e poi risalgono, a volte in coppia, a volte con gente più piccola, altre volte con delle carte. Ma tutti scendono, per forza.
- Quando si arriva a DisneyLand?
- (Contr.): - Dove, scusi?
- A DisneyLand! La città dei mille giochi!... DisneyLand! Non la conosce?
- (Contr. - sorridendo): - Oh... sì, la conosco; l'abbiamo passata da un po'.
- E perché non me l'ha detto! Io scendevo lì!
- (Contr. - serio): - Signora, quella la si vede dal treno: lì non si scende mai. Buon viaggio.

Buon Viaggio

R: in colpa

LadyMarica | 25.03.2013

ma figurati Yax!
magari le donne di cui parlo facessero quei discorsi. Io qui parlo proprio di gente che non fa altro, per tutto il tempo che io la vedo, che frequentare rottami (che considera e DICE! rottami) con l'unico scopo di far figli.

Oh, mia cara ragazza :)

in colpa

Yaxara | 25.03.2013

Ma... non saro' mica io coi miei discorsi deliranti ad aver causato il post?

R: non è che io

LadyMarica | 25.03.2013

mai ti bannerei pannosa! :)
e sono contenta di non essere sola invece :)

non è che io

Micol | 25.03.2013

posso andare avanti a scrivere "Lady... anche io!" sotto ogni tuo post... Mi bannerai un giorno.

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