Il sadismo dell'orrore

11.12.2013 14:31

La gola umana quanto poteva essere profonda? Sicuro scivolosa. Mi chiedevo se a un certo punto ci si scontrasse con tutte le parole che sentivo loro dire, sempre, continuamente, come se non ne potessero fare a meno.

Avevo sentito Nicolas vantarsi con gli amichetti di quanto gli piacesse la mia sofferenza. Bé, non proprio la mia. Per lui non era liberarsi di quegli esserini neri che avevano fatto nido nella sua casa, per lui era di più. Era sentirsi Dio, giocare da Dio, decidere se gli andava la vita o la morte a merenda. Poi c'era la paura, quella se la beveva insieme al pasto.
Ogni scarafaggio della mia famiglia caduto, per errore, distrazione o voglia di avventura, vicino ai suoi piedi viveva quella tragica esperienza. Quasi tutti alla fine morivano schiacciati, certo, qualcuno di morte veloce, qualcuno prima terrorizzato a dovere. Alcuni si salvavano pure. Era il massimo godimento di Nicolas, sono arrivata a pensare, il salvarne uno ogni tanto, il sapere di poter decidere non solo come ucciderli, ma persino di salvargli la vita: lui, il miracoloso, il misericordioso.
Quando uno dei miei cadeva nelle sue ore di noia, Nicolas si divertiva a inseguirli; o con l'ombra dei piedi o con bastoncini acuminati o con qualsiasi cosa avesse a portata di mano.
Ogni volta, per uno scarafaggio, vedere quel piede che si abbassava improvvisamente era “stare per morire”. E ogni volta era sopravvivere unicamente per rivivere quella perifrastica attiva un secondo dopo. Tanti secondi tutti appiccicati che parevano voler dimenticare la logica del tempo.
A me non dispiaceva, non sempre. Ma perché ero più vecchia dei miei compagni e sapevo come scappare. Mi piaceva sentirmi completamente senza speranza ogni tanto, ma poi riprendermela.
Mi faceva arrabbiare, mi disgustava, mi dava dolore essere umiliata da quel moccioso di 6, forse 7 anni, dovergli scappare, divertirlo con la mia angoscia, ma proprio per questo non potevo farne a meno.

Ci fu un momento in cui divenne troppo. Un giorno Nicolas catturò uno di noi, uno dei piccoli e, invece del classico gioco vita-morte, lo rinchiuse in un barattolo. Lo torturava regolarmente, per farlo muovere, per farsi divertire. Lo affamava, lo umiliava mostrandolo ai suoi amici. Di notte noi della tribù sentivamo piangere il piccolo scarafaggio. Immaginavamo la sua paura, la sua solitudine. Grida strazianti provenivano dal barattolo, grida irriconoscibili e non riconosciute dalle orecchie degli umani. Passarono due giorni, sentivo le grida indebolirsi sempre di più, il pianto diventare un lamento soffocato.
Lo affogò. Pochi giorni dopo, una domenica mattina. Assistemmo all'esecuzione da dietro una tenda. Nicolas iniziò con poche gocce. Il piccolo cercava di fuggire, si arrampicava ma subito le pareti lisce lo riportavano alla tortura. Non ho mai sentito un pianto così disperato e una risata così divertita nello stesso momento. Poi le gocce divennero cascate, finché il barattolo non fu quasi pieno.
Nicolas avvitò il tappo mettendo fine sia alla sua risata che al pianto dello scarafaggio.

Una sensazione di fastidio, di dolore profondo e sconfinato, di rabbia, di impotenza, di violenza mi arrivò dritta alla testa. Dovevo fargliela pagare, dovevamo.
Studiai un piano che avesse come unico scopo quello di far provare al ragazzino la stessa enorme paura, lo stesso enorme senso di umiliazione e di dolore che lui aveva fatto provare a noi.
Il piano era semplice, anche se suicida. Partimmo in massa, a tarda notte, verso la stanza da letto che Nicolas condivideva con la sorellina più piccola, una bionda creaturina, ingenua e perfettamente sacrificale, scivolando piano sul pavimento gelido, compatti e senza svegliare nemmeno i mobili del corridoio. Eravamo mille, forse di più, contavo la paura nelle file dei soldati. Arrivati in camera ci arrampicammo sul letto, piano, silenziosi. Insetti ovunque: tra le lenzuola, tra i capelli dell'ignara bambina, macchine nere che agli uomini sanno di conati di vomito. Vedevo la paura come se non fosse più solo un sentimento ma un'immagine.
Eravamo ben attenti a non sfiorarle la pelle per non allarmarla con il solletico delle nostre esili zampe. Poi un cenno, lieve mio fruscio. Mille, o forse più, scarafaggi si gettano sulla bocca addormentata della bambina. Unica massa nera in caduta libera. Scivolano tra le sue labbra, nella gola profonda. Vedo gli occhi di lei spalancarsi per il terrore, prova a gridare. Il suono si ferma sulla barriera degli insetti, ostruito, chiuso, inascoltabile. La bambina si agita, consuma l'ossigeno che le è rimasto con più fretta, il terrore la fa piangere.

Nicolas si sveglia, accende una luce e guarda l'orrore. Grida quasi immediatamente “mamma”. Prima che i genitori riescano a capacitarsi dell'urlo, la bambina soffoca, tra gli insetti che ha ingurgitato e quelli che schiaccia coi denti. Sente tutto lo schifo, fino in fondo. Soffoca nel suo stesso provare schifo.

Nicolas è impietrito, in lacrime. I genitori si muovono convulsi. Dicono cose, non li sento. Sento solo Nicolas che ora, finalmente, riesce ad ascoltare il pianto disperato del piccolo scarafaggio che ha torturato per giorni, ora improvvisamente gli pare di non poterlo sopportare e di volerlo risentire.
Io, persa in tutto quell'orrore, in quella disperazione, in quell'immondo, finalmente riesco a godere.

Il sadismo dell'orrore

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pcqmnhkvd@gmail.com | 02.12.2014

sciopero silente

Silver Silvan | 15.12.2013

https://youtube.com/watch?v=bFYm4IpSX-Y

R: sciopero silente

LadyMarica | 16.12.2013

Silver! :)
almeno non hai smesso. Anche di provare il fatto che i miei post non ti piacciano :D

Oggi ho visto un ...

Esperia | 13.12.2013

Vivo a MESSINA- mi sono trovata agli sbarchi dei traghetti! un grosso autotrasportatore"tir" trasportava bestie! precisamente porci o maiali, la mia prima esclamazione e stata...poverinii- non sanno dove vanno a finire!-mi sentivo vegana:) ma non lo sono affatto.Le blatte! esseri viventi furbi-se accendete la luce li vedete scappare- difficile che si facciano schiacciare-meglio l 'insetticida..bello il racconto bello il finale.. vendetta ! a favore di una piccola blatta:)

R: Oggi ho visto un ...

LadyMarica | 16.12.2013

:D :*

il Kafka d'Argento

banditore | 12.12.2013

Buono racconto. Nel percorrerlo c'è un momento in cui sembra aver svoltato da una strada panoramica e, per un attimo, ci si gira in direzione della via abbandonata con un mugolìo di nostalgìa, ma poi la corsa dirama ancora verso una repentina fine drogata, proprio alle ultime righe, e c'è un colpo di radiografia. Buono.

R: il Kafka d'Argento

LadyMarica | 12.12.2013

grazie. A me convince solo in parte.
Sto facendo un po' di scrittura per esercizio. Ci sarà un'altra parte ma poi la smetto con gli scarafaggi eh ;)

R: il Kafka d'Argento

LadyMarica | 12.12.2013

perché il Kafka d'Argento?
cioè, Kafka lo capisco ma l'argento...?
(a me dice qualcosa che tu non puoi sapere, per quello te lo chiedo :))

R: R: il Kafka d'Argento

banditore | 12.12.2013

Non posso saperlo? E allora non te lo posso dire.

Ciao, Milady

R: R: R: il Kafka d'Argento

LadyMarica | 13.12.2013

mi pare il post del mistero. Tu con l'argento, quello sotto che non mi dice chi è il proprietario del commento...
impazzirò ;)

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