però ho un piattino del narghilé, sappilo :D
Interno narghilè
La cosa che troverei più esilarante dei rapporti così detti amicali è quanto i fatti avvenuti e il giudizio su questi, delle persone coinvolte nella relazione, siano totalmente relativi al grado di amicizia. Per dirla in modo più chiaro, troverei esilarante notare come il fatto A venga giudicato non in quanto fatto in sé, oggettivamente corretto o non corretto, ma positivo se i rapporti sono positivi e negativo se i rapporti diventano negativi. Il fatto A non ha alcun valore reale, ha il valore del rapporto. Se siamo amici allora il fatto A ti vede innocente, se smettiamo di essere amici non sei più innocente.
Il condizionale è d'obbligo: lo troverei esilarante se attualmente non ne fossi un tantino stranita dalla faccenda. La digerirò, solo che mi ci vuole un po' di tempo per pensarci.
Il fatto è molto semplice: un tipo con cui ho discusso ha dimenticato il piattino di un Narghilé (la parte superiore insomma, ma che ne so) a casa mia. Dal dimenticare al dire che l'ho rubato giusto per fargli un dispetto ci passa il mare della soggettività. Ora, la cosa non sarebbe supefacente perché sarebbe assolutamente possibile che una persona, per fare un dispetto, facesse una cosa del genere. Nel mio mondo attuale io che sono una fan del politicamente corretto (tanto perché mi fa sentire bene, non perché sono buona e brava) dubito farei mai una cosa del genere. Quello che mi rende la storia non digeribile è che due persone che pensavo conoscere almeno il lato ipocrita di me (ovvero 'sta tendenza a essere buona per forza) seriamente pensano che io l'abbia fatto. Oddio, seriamente non lo so, ma sicuro lo raccontano.
La soluzione è molto semplice: domani spedirò il piattino dimenticato al legittimo proprietario.
Ovviamente verrà vista come una frecciatina antipatica, come dispetto nel dispetto, come atto di appariscente superiorità. Non posso far pensare alle persone quello che voglio io, infondo, anche se mi sembrerebbe la soluzione migliore per il mondo intero, confesso.
Un po' mi impensierisce non aver alcun desiderio di confronto o lite. Nessuno ha detto a me questa storia del piattino del narghilé, l'hanno detta solo a terze persone. La me normale avrebbe alzato una minchia di dibattito forte del suo essere, francamente, abbastanza imbattibile nelle liti di principio. Attualmente invece non ne ho alcuna voglia, non mi interessa spiegare, non mi interessa trionfare, non mi interessa manco scrivere frecciatine.
Una volta, quando ero giovane, Occhi di Pozzo mi disse più o meno: "ti passerà questa voglia di discutere con gli idioti" (in quel caso si riferiva al mio polemizzare continuamente con un cattolico intransigente), "a un certo punto ti annoierai, con l'età".
Ecco, sono diventata vecchia (e manco un po' saggia). Sento proprio che litigare, dire la mia, tentare un confronto non mi darebbe alcun beneficio, né per divertimento anti-noia, né per sentirmi meglio. Non solo penso di non dover dir nulla, penso pure che nessuno potrebbe dire nulla che valga la pena sentire a me.
Ho letto cose in questi giorni che non avrei voluto leggere. Non lo cercavo 'sto confonto ma qualcuno l'ha voluto per me (purtroppo). Penso a frasi come: "la dovresti chiudere a vita in casa e far seguire da uno bravo. Molto bravo." oppure "una ragazzina di 24 anni che ha solo svariati problemi interpesonali causa di tante brutte serate". Un po' mi feriscono, un po' mi fanno pensare che magari in parte può essere così. Infondo i problemi interpersonali li ho veramente e infondo il mio psicologo bravo lo è. Un po' mi fanno rabbia.
Poi penso a quello che vorrei dire io, a quello che avrei da dire, a quanto potrei essere più cattiva di queste frasi, a quanto mi riuscirebbe facile. Io sono cattiva, ma tanto e non voglio esserlo. Non voglio perché ho deciso così.
Poi penso che sono la solita presuntuosa che, perché si crede superiore, ha deciso che questo piano nemmeno lo vuole sfiorare.
Il mio psicologo sostiene che essere cattivi, a volte, è sano; tipo aver voglia di sparare al vicino, diceva lui. Inizio a crederci anche io, che sia sano, ma non mi appartiene. Non voglio sparare a nessuno e se lo desidero voglio metterlo a tacere.
Il mio controllo su di me vale ancora più di qualsiasi cosa reale.
Dal cibo alle parole, tutto ruota intorno al controllo.
E sì, devo farmi vedere da uno ancora più bravo.