L'aria è fredda fuori dalla finestra di un comunissimo quarto piano

27.03.2013 23:38

 

L'aria è fredda fuori dalla finestra di un comunissimo quarto piano.
Niente nel panorama tutt'attorno distoglie l'attenzione di lei dal guardare in basso: non si vede nulla, se non la possibilità di scivolare giù dalla finestra. Infondo si deve sporgere solo poco di più per trasformare quello che le sembra così crudele da sopportare in qualcosa che non abbia più tutto quel valore, tutto quel valore così umano, così debole, così faticoso. Scivolar giù, senza l'isterismo del lanciarsi dalla finestra. Scivolare come tra delle coperte, delle braccia, una vasca d'acqua calda.

Scivolare ha un profumo dolcissimo. Sa di pioggia estiva.

Il pensiero si fa più lento, la realtà distante. I piedi di lei lasciano scivolare le scarpe, come se si abbandonassero veramente al dormire. Toccano il cornicione, appena sotto la finestra e solo allora hanno un moto di risentimento. Ma la vista è concentrata sulla profondità della strada scura, sottostante, che si mescola al cielo notturno, ai palazzi scuri intorno. Sembra un grande quadro di Munch. E tutto quello che c'era prima non è più doloroso, tutto quello che c'è ora non è più disertare, tutto è solo scivolare in uno scuro quadro di Munch.

L'aria è fredda fuori dalla finestra di un comunissimo quarto piano.
Nemmeno poi tanto. I capelli appena lavati si spostano poco toccati dal vento. E' un movimento lentissimo che ha l'odore di un balsamo buono. E' un movimento lentissimo che monopolizza il momento.
Il tutto sono quei capelli leggeri che si muovono sul quadro di Munch. Forse non c'è mai stato altro.

E' un istante solo. Non ci vuole poi nemmeno troppo coraggio. E' come se il freddo dei piedi nudi e delle mani nude la incoraggiassero a scivolare in quel colore nero con parole dolci. Parole dolci che hanno l'odore buono del gelsomino di maggio.

E' l'ultima cosa che pensa. Prima di schiantarsi a terra. A quel gelsomino di maggio che quest'anno si perderà. Forse, ci avesse pensato prima, avrebbe deciso di morire per giugno.

Atterra sul piccolo gazebo del signore che abita al primo piano, con enorme fracasso. Non c'è la morbidezza della tela, il calore della coperta, la forza di un paio di braccia. C'è l'impatto duro, fermo, finale, irreversibile. Non ci sono odori.

L'aria è fredda fuori dalla finestra di un comunissimo quarto piano.
Ma anche al primo piano non fa certo molto più caldo. O così deve pensare il signor Aldo, quello del primo piano, quando esce a controllare cosa abbia creato quel fastidioso rumore. Esce e la trova lì, una sconosciuta coi capelli scuri, per metà trafitta da un palo di quel gazebo che in estate a lui piace tanto.

Grida di sorpresa e paura, sente l'odore aspro del sangue, chiama qualcuno al telefono. Ma non c'è niente che possa fare. Lei, chiunque fosse e da qualunque piano venisse, è schiacciata sul pavimento.

Il giorno dopo nel condominio non si parla d'altro. Della ragazza, sempre in nero, molto schiva del quarto piano. Non si parla che di quella misteriosa figura poco avvezza al mondo del condominio, di poche parole, di pure formalità gentili. Si fanno conti, chi sa qualcosa della sua vita lo dice, si creano motivi.
Chissà cosa aveva. Chissà cosa le ha fatto fare quel gesto silenzioso. Chissà se qualcuno ne sapeva qualcosa. Chissà cosa dirà sua madre. Chissà. Chissà di chi è la colpa.

Di un'illusione di Munch, probabilmente.

L'aria è fredda fuori dalla finestra di un comunissimo quarto piano.
Ed è per quello che lei, interrompendo le sue fantasie serali sulla morte, chiude la vecchia finestra. Sorride al gatto apparso al suo fianco anche lui probabilmente incerto sul se morire quella sera dicendogli: “ci buttiamo domani magari”.

L'aria è fredda fuori dalla finestra di un comunissimo quarto piano

"Irene alla finestra...

banditore | 28.03.2013

...e tanta gente per la strada..." - era una vecchia, bella canzone di De Gregori. Me l'ha ricordata il tuo racconto bello, cattivo e dolce, sornione, con la chiusa che si svincola femminilmente da tutto, e uno resta lì pettinato e coi fiori in mano, come un salame appeso.
Bene.

R: "Irene alla finestra...

LadyMarica | 28.03.2013

era esattamente la mia intenzione! Son contenta che si colga e che tu l'abbia esplicitata con quell'immagine del tipo con la gelatina in testa (cit.) che rimane lì.

Grazie.

Pessima

O | 28.03.2013

anzi, pessimissima! :-)

R: Pessima

LadyMarica | 28.03.2013

comunque sempre meno di te :)

R: Pessima

LadyMarica | 28.03.2013

comunque meno di te
ed è un gran vanto :)

<3

Km/h

Silver Silvan | 28.03.2013

Ma che tristezza.

R: Km/h

LadyMarica | 28.03.2013

hai mai visto Pulp Fiction? No perché sennò ti racconto una barzelletta che ho imparato da lì ;)

R: Km/h

LadyMarica | 28.03.2013

Silver, pensavo a una cosa. Che non c'entra nulla ma siccome il post è mio la scrivo.

Mi ha detto che la solitudine dei numeri primi non ti piace, mi sembra. Ma nemmeno il romanzo? E dell'eleganza del riccio che mi dici.
Boh, curiosità. Abbi pazienza.

R: R: Km/h

Silver Silvan | 28.03.2013

La solitudine dei numeri primi l'ho trovato irritante e assurdo. Il libro, il film me lo sono risparmiato. Un compiaciuto sbrodolamento auto-compassionevole. Il secondo non l'ho letto. Non amo la letteratura contemporanea che mi parla della realtà che mi circonda. Preferisco i classici. Se devo leggere un libro piagnone mi leggo, anzi mi rileggo, I Malavoglia. Almeno in ogni pagina c'è almeno una parola caduta nel dimenticatoio. Preferisco ricordarmi quelle che imparare termini innovativi, magari stranieri. Non ci posso fare niente, ho il colesterofilo basso, dal punto di vista linguistico. Quelli che conficcano continuamente una parola straniera in mezzo a due italiane li appenderei a testa in giù.

R: R: R: Km/h

LadyMarica | 29.03.2013

oh, non sono mai stata così d'accordo con te su niente fino ad ora. Quelli che infilano una parola straniera ogni due italiane son da carcerazione.

Non ti consiglio libri, non lo farei mai, perché sennò tocca ripagarti del tempo perso se non ti piacesse, però "l'eleganza del riccio" è una meraviglia tra tutto lo schifo moderno.

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