certe volte, Esperia, la donna, quella brutta fama, se l'è cercata.
Saluti
La sensibilità è di Pasqua
Io di abbacchio e patate al forno o maiale e patate al forno mangio comunque solo le patate. Non per scelta etica ma per gusto personale. Quindi la faccenda del sì o del no all'agnello mi interessa pochissimo da un punto di vista gastronomico.
Quello che proprio non condivido è questa campagna anti uccisione agnello che campeggia ovunque con l'avvicinarsi di pasque e natali. Mi sembra che si voglia conferire all'agnellino un diverso grado ontologico rispetto a qualsiasi altro animale cucinato in altri gionri. Come se un agnello fosse più legittimato a vivere di un maiale solo perché è piccolo e carino.
Anche quelli, fisicamente non piccoli e carini meritano di vivere (o non lo meritano, ma comunque sempre parimenti a quelli piccoli e carini).
[campagna di sensibilizzazione per la dignità delle creature non piccole né carine]
Ovviamente mi rendo conto che parlare di dignità ontologica di un grasso maiale non influenzi quanto parlare di creaturine indifese, gli agnelli*, che vengono ammazzati brutalmente per semplice ingordigia umana, che vengono strappati al calore materno e alle bellezze del loro passeggiare per prati fioriti. Forse è la tragedia umana, il parlare ai sentimenti semplici è molto più facile e convincente che il parlare alla mente razionale.
(*) che poi, nota che non dovrebbe interessare nessuno con una vita, gli agnelli sono un segno filosofico non indifferente. Dalla tradizione cristiana, come segno del sacrificio degli innocenti che "tolgono i peccati del mondo", alla decostruzione nietzschiana come segno della falsa morale, della abitudine cioè, a pensare i deboli come vittime invece che come deboli.