"Agente" nel senso di "colui che agisce", "attore", contrapposto al "ricevente"; così lo intendevo, non pensando all'agente di polizia, forse anche per carità di Patria.
Quando sto male, io sto malissimo
Lui: ma dove sei?
Io: a casa
sul divano
a morire
Lui: ancora?
Io: sì
Lui: ma smettila! Hai solo un miserrimo raffreddore.
Io: non è affatto miserrimo. E' gravissimo. Fammi almeno lamentare nelle mie ultime ore.
Tu che fai?
Lui: sono a trovare mia nonna, ha 96 anni!
Io: 96 anni?!
Lui: nella mia famiglia siamo tutti longevi.
Io: non vi prende mai il raffreddore, vero?
Lui: no, mai.
Io: ecco, te lo dicevo io che il mio raffreddore è presagio di morte!
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Quando sto male, io sto malissimo
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Silver Silvan | 11.10.2013
Ah, ora capisco. Già che c'era poteva usare la parola "azionista", al posto di "agente", così continuavamo allegramente l'equivoco.
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banditore | 11.10.2013
E' vero. Volendo continuare, potremmo considerarlo l'"agente di commercio", o l'agente per antonomasia: Bond, James Bond.
Però confuto quello che lei diceva prima: non è solo la motivazione a rendere più o meno censurabile un atto (l'atto dell'attore, e qui si aprono nuove infinite possibilità di equivoco) perché l'attore può sbagliarsi e perché le sue azioni possono provocare danni anche nella sua perfetta buona fede.
Due esempi:
- l'attore "crede" che educare un bambino (o un cane, che è lo stesso) non debba mai prevedere la punizione. Quel bambino (o quel cane) cresceranno senza conoscere la punizione, che nella società è diffusa quanto i vigili urbani ai semafori. Libera, la continuazione dell'esempio.
- l'attore è un soldato valoroso e patriottico, considerato eroe. Con mille ottime ragioni, bombarda un villaggio di poveri cristi, facendo a pezzi i medesimi, e anche qualche nemico. Sono previsti "effetti collaterali", pazienza, si conforta, volandosene via.
Eh, beh.
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Silver Silvan | 12.10.2013
È due. Lei mi tira fuori esempi di persone che agiscono i'm funzione del ruolo che rappresentano. Io, invece, parlo di libere azioni dell'individuo.il soldato è un burattino, l'attore è uno che si pone come insegnante, partendo dal presupposto di avere qualcosa da insegnare. Uff, non so se mi sono spiegata, crollo dal sonno. Buonanotte, avvocato del diavolo.
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banditore | 12.10.2013
E ridàgli: l'"attore" è l'agente, quello che fa le cose; mannaggia, l'avevo detto (scherzando) che si poteva equivocare.
Tutti comunque agiamo in funzione di un ruolo, quando agiamo; nessuno di noi compie "libere azioni", a meno che non si decida solo di fare, per esempio, due passi.
Ma quando le nostre azioni sono rivolte ad altri, la condivisione impone automaticamente regole, anche solo immaginate, sempre attive nel dirigere l'azione.
"Il soldato è un burattino", è un giudizio personale, condivisibile per alcuni, rigettato da altri; dicendolo così, lei esprime solo il suo parere, ma non parla della cosa in sé. Il soldato, burattino o umano consapevole, agisce e le sue azioni determinano risultati che sono soggetti a variabile giudizio. Perciò parliamo di "effetti collaterali" e di "assassinio" per gli stessi fatti. Questo ci deve suggerire di esprimere meno giudizi e più definizioni, cercando di spiegarci i fatti.
I giudizi (che sono importanti) vengono dopo le definizioni. Altrimenti si giudica a prescindere, ed è mossa incauta, intellettualmente.
Altrettanta buona notte.
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Silver Silvan | 12.10.2013
Io ho dormito molto bene. E lei? Ribadisco il mio giudizio, il soldato è un burattino. Tutti quelli che si pongono agli ordini di qualcuno sono burattini, è il principio base della società fondata sulla gerarchia verticale, fatta di guide spirituali e proseliti, generali ed eserciti, leader e popoli. Io credo nella società orizzontale, in cui ognuno nella sua diversità ha caratteristiche che lo distinguono. Il guaio è che si preferisce buttarle nel cesso per assomigliare allo stereotipo in voga al momento, così ci si ritrova con una serie di cloni indistinguibili l'uno dall'altro. Burattini, appunto, manovrati dal burattinaio. A me Pinocchio sta sui coglioni da sempre, non a caso. Nessun individuo sano di mente accetterebbe mai di mettersi in posizione subordinata rispetto a qualcuno. Quelli che lo fanno sono, per l'appunto, malati.
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banditore | 12.10.2013
Silvan, non facciamo gli idealisti-gnorri: siamo SEMPRE e TUTTI nella condizione di dovere qualcosa a qualcuno; la società - che sia nella forma sintetica di un generale, un capoufficio, un docente, una moglie o marito - ci obbliga ad un comportamento; i malati sono quelli che non riescono ad adattare le proprie pulsioni personali alle necessità dello scambio.
Diverso è il caso di chi solo lo dice: lì non c'è malattia, magari solo un po' di eccesso di reazione alle normali piccole frustrazioni della quotidianità.
Ma la vita è bella malgrado quelle; bisogna - come dicevo - far meno caso ai particolari. E magari passare qualche serata al Consiglio Comunale, che ci aiuta a sentirci agenti (attori, operanti, azionisti, insomma: quelli).
Un risaluto.
p.s.: ma a proposito di comportamenti: non staremo rompendo l'anima alla nostra ospite silente, occupandole tutto questo spazio?
Un saluto anche a lei.
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Silver Silvan | 12.10.2013
Peccato non mi conosca meglio, signor banditore. Potrei smentire ciò che dice. Ma è anche vero che ho pagato un prezzo stratosferico, per non adeguarmi finché ho potuto. A volte mi chiedo se ne valeva davvero la pena.
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Silver Silvan | 12.10.2013
La nostra ospite è in tutt'altre faccende affaccendata. Credo che di noi non gliene possa fregare di meno.
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Silver Silvan | 12.10.2013
Eccoli, i burattini.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/10/12/lampedusa-lorrore-della-burocrazia/741146/