Quando sto male, io sto malissimo

06.10.2013 14:58

Lui: ma dove sei?
Io: a casa
sul divano
a morire
Lui: ancora?
Io: sì
Lui: ma smettila! Hai solo un miserrimo raffreddore.
Io: non è affatto miserrimo. E' gravissimo. Fammi almeno lamentare nelle mie ultime ore.
Tu che fai?
Lui: sono a trovare mia nonna, ha 96 anni!
Io: 96 anni?!
Lui: nella mia famiglia siamo tutti longevi.
Io: non vi prende mai il raffreddore, vero?
Lui: no, mai.
Io: ecco, te lo dicevo io che il mio raffreddore è presagio di morte!

Quando sto male, io sto malissimo

R: R: R: R: R: R: R: R: Longevità

banditore | 12.10.2013

E ridàgli: l'"attore" è l'agente, quello che fa le cose; mannaggia, l'avevo detto (scherzando) che si poteva equivocare.
Tutti comunque agiamo in funzione di un ruolo, quando agiamo; nessuno di noi compie "libere azioni", a meno che non si decida solo di fare, per esempio, due passi.
Ma quando le nostre azioni sono rivolte ad altri, la condivisione impone automaticamente regole, anche solo immaginate, sempre attive nel dirigere l'azione.
"Il soldato è un burattino", è un giudizio personale, condivisibile per alcuni, rigettato da altri; dicendolo così, lei esprime solo il suo parere, ma non parla della cosa in sé. Il soldato, burattino o umano consapevole, agisce e le sue azioni determinano risultati che sono soggetti a variabile giudizio. Perciò parliamo di "effetti collaterali" e di "assassinio" per gli stessi fatti. Questo ci deve suggerire di esprimere meno giudizi e più definizioni, cercando di spiegarci i fatti.
I giudizi (che sono importanti) vengono dopo le definizioni. Altrimenti si giudica a prescindere, ed è mossa incauta, intellettualmente.

Altrettanta buona notte.

R: R: R: R: R: R: R: Longevità

Silver Silvan | 12.10.2013

È due. Lei mi tira fuori esempi di persone che agiscono i'm funzione del ruolo che rappresentano. Io, invece, parlo di libere azioni dell'individuo.il soldato è un burattino, l'attore è uno che si pone come insegnante, partendo dal presupposto di avere qualcosa da insegnare. Uff, non so se mi sono spiegata, crollo dal sonno. Buonanotte, avvocato del diavolo.

R: R: R: R: R: R: Longevità

banditore | 11.10.2013

E' vero. Volendo continuare, potremmo considerarlo l'"agente di commercio", o l'agente per antonomasia: Bond, James Bond.

Però confuto quello che lei diceva prima: non è solo la motivazione a rendere più o meno censurabile un atto (l'atto dell'attore, e qui si aprono nuove infinite possibilità di equivoco) perché l'attore può sbagliarsi e perché le sue azioni possono provocare danni anche nella sua perfetta buona fede.
Due esempi:
- l'attore "crede" che educare un bambino (o un cane, che è lo stesso) non debba mai prevedere la punizione. Quel bambino (o quel cane) cresceranno senza conoscere la punizione, che nella società è diffusa quanto i vigili urbani ai semafori. Libera, la continuazione dell'esempio.
- l'attore è un soldato valoroso e patriottico, considerato eroe. Con mille ottime ragioni, bombarda un villaggio di poveri cristi, facendo a pezzi i medesimi, e anche qualche nemico. Sono previsti "effetti collaterali", pazienza, si conforta, volandosene via.

Eh, beh.

R: R: R: R: R: Longevità

Silver Silvan | 11.10.2013

Ah, ora capisco. Già che c'era poteva usare la parola "azionista", al posto di "agente", così continuavamo allegramente l'equivoco.

R: R: R: R: Longevità

banditore | 10.10.2013

"Agente" nel senso di "colui che agisce", "attore", contrapposto al "ricevente"; così lo intendevo, non pensando all'agente di polizia, forse anche per carità di Patria.

R: R: R: Longevità

Silver Silvan | 10.10.2013

P.S. Non ho volutamente seguito il suo esempio: l'agente non agisce a titolo individuale, ma in quanto rappresentante, riconoscibile e riconosciuto, di una forza dell'ordine di tutela al cittadino, in nome dello stato. Se è senza divisa il pugno può essere giustificato; se è con la divisa, no. A meno che non sia disarmato perché gli hanno fregato la pistola o il manganello.

R: R: R: Longevità

Silver Silvan | 10.10.2013

Signor banditore, ognuno commette atti che possono essere definiti censurabili. Quello che fa la differenza è la motivazione, secondo me; e la capacità di saper riconoscere quando si è fatta una cazzata, invece di glissare vigliaccamente, sperando che tutto finisca nel dimenticatoio. Pretesa assurda, del resto. I torti subiti non si dimenticano mai e alimentano il rancore, la ruggine che mina alla base le fondamenta dei rapporti umani.

R: R: Longevità

banditore | 09.10.2013

Non farei, gentile Silvan, l'operazione che mi consiglia, senza ansia; la ragione è che il giudizio sui fatti (e le persone) dipende sempre dal punto di vista: da quello dei figli della Nonna (maiuscolo, come per Napoleone), ad esempio, gli atti di quella che dopotutto sarebbe dovuta essere la loro amorevole mamma, presentavano numerosi aspetti fortemente censurabili.
Un pugno sul naso è bene? E' male? Dipende; normalmente, però, chi lo riceve lo reputa male e non riesce a vedere l'aspetto apprezzabile, e l'inverso accade per l'agente.

Io comunque volevo solo modestamente evidenziare il fatto che, occupandosi meno dei dettagli, si possa anche avere la possibilità di vivere a lungo, se la longevità è un obbiettivo gradito.

Un saluto

R: Longevità

Silver Silvan | 08.10.2013

Ma che nonna meravigliosa!!! Scriva la sua storia. Le sciacquette insulse dei blog hanno un disperato bisogno di alternative alle Belen di turno. Se penso alle figure di riferimento delle adolescenti di oggi mi si accappona la pelle.

Longevità

banditore | 06.10.2013

Anch'io avevo una nonna vecchissima; toscana verace, ed intendo proprio dura, graffiante, fiera ed indipendente; mollò ai suoi tempi la famiglia per seguire un amore suo, in anni nei quali questo era considerato peggio d'un atto di cannibalismo.
Quando invecchiò oltre i novant'anni, quasi cieca, volle andare al ricovero per anziani. Ci opponemmo, offrendole la possibilità di una badante in casa. "In casa mia non ci voglio nessuno" - rispose, e se ne andò.
Andavo a trovarla e, vedendola triste in quel cacchio di posto dove la sua mente limpidissima non trovava compagnia, cercavo di riportarla a casa; mi minacciò di non ricevermi più, se continuavo a romperle le scatole.
Quando anche in lei la vita cadde (perfino lei cadeva!) andai sul suo letto di agonia e le bisbigliai teneramente: "dài nonna, quando starai meglio ti riporto a fare una gita e a mangiare il gelato..." - non dimenticherò l'espressione che mi fece, ad occhi chiusi, senza più forze: sollevò le sopracciglia e mosse la bocca in una smorfia scettica, come quando si dice a qualcuno: "ma vai, va', ti sembro fesso? Che mi vuoi raccontare?" - fu lei fino all'ultimo istante. Ripensandola, mi vien da fare il saluto militare.

Eh. Mi sa che si vive a lungo anche da duri.

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